LA FEDE DI FRANCESCO

 

La fede come chiave di volta della vita di Francesco

    L'unico modo che abbiamo per comprendere l'incredibile vita di Francesco è guardare la sua esperienza di fede perché "alla base di un tal genere di vita esiste un'esperienza unica di fede in un Dio che è amore ... Che l'origine de tutta l'avventura di Francesco stia in una singolare esperienza di fede avvenuta nell'incontro personale con Cristo, implica che l'unica luce che ci può dare il vero senso delle sua attitudini è proprio questo amore appassionato a Cristo ... Se Francesco vibra è perché in tutto scopre la presenza reale del suo Altissimo, Onnipotente e bon Signore":

 

"Altissimu, onnipotente, bon Signore, Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le Tue creature, spetialmente messor lo frate Sole, lo quale è iorno et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione". (Cant 3-4: FF 263)

 

 

La nostra mentalità e la mentalità di Francesco

Per meglio comprendere l'originalità di Francesco dobbiamo renderci conto che:

 

- La visione antropocentrica del mondo, ereditata dal Rinascimento, lentamente ha condizionato le nostre strutture di pensiero. Le correnti filosofiche, le scienze cosiddette umane, le scienze positive e tecniche e l'orientamento culturale in genere hanno messo nell'uomo l'illusione di essere lui il centro dell'universo: ... Dio, se esiste, esiste per l'uomo... Invece per Francesco Dio è il centro verso al quale convergono tutti i movimenti: l'uomo e le cose vengono dimenticati e scompaiono per fare prevalere la gloria di Dio: 

 

"A colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro, a Dio, ogni creatura che vive nei cieli, sulla terra, nel mare e negli abissi renda lode, gloria, onore e benedizione (Cfr. Ap 5,13), poiché egli è la nostra virtù e la nostra fortezza. Egli che solo è buono (Cfr. Lc 18,19), solo altissimo, solo onnipotente, ammirabile glorioso e solo è santo, degno di lode e benedetto per gli infiniti secoli dei secoli. Amen". (2Lf 61-62: FF 202)

 

- L'ossessione razionalista ci porta a vagliare e sottoporre tutto alla ragione: anche Dio è stato consegnato alla ragione come oggetto di discussione e di esperienza... Francesco invece "vede l'invisibile" (Eb 11,27), vive la sua fede come un dato esistenziale, esperimenta la presenza di Dio, le verità della fede sono tanto evidenti da non avere bisogno di dimostrazione. L'unico problema è la fedeltà nel seguire il Signore:

 

"La regola e vita dei frati è questa, cioè vivere in obbedienza, in castità e senza nulla di proprio, e seguire la dottrina e l’esempio del Signore nostro Gesù Cristo, il quale dice: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e poi vieni e seguimi (Lc 18,22; Mt 19,21); e: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24)". (Rnb I,1-3: FF 4)

 

- Avvolti in un mondo chiuso e capricciosamente riluttanti ad accettare l'apertura soprannaturale, non ammettiamo altro dinamismo che quello che deriva dalle forze cosmiche e dalle capacità dell'uomo. Anche questo ci impedisce di comprendere che un'esperienza di fede può scatenare un'azione tanto rivoluzionaria, nel comportamento e nell'apostolato, come quella di Francesco: 

 

"Mentre Francesco era al capitolo generale, detto delle Stuoie ... uomini di cultura accostarono il cardinale Ugolino ... e gli chiesero di persuadere Francesco a seguire i consigli dei frati dotti e a lasciarsi qualche volta guidare da loro. Facevano riferimento alle Regole di san Benedetto, sant'Agostino e san Bernardo, che prescrivevano questa o quest'altra norma al fine di condurre una vita religiosa ben ordinata. Udita che ebbe Francesco l'esortazione del cardinale su tale argomento, lo prese per mano e lo condusse davanti all'assemblea capitolare, dove disse: «Fratello, fratelli miei, Dio mi ha chiamato a camminare la via della semplicità e me l'ha mostrata. Non voglio quindi che mi nominiate altre Regole, né quella di sant'Agostino, né quella di san Bernardo o di san Benedetto. Il Signore mi ha rivelato essere suo volere che io fossi un pazzo nel mondo: questa è la scienza alla quale Dio vuole che ci dedichiamo!..." (Legper 114: FF 1673)

 

 

Una fede cristocentrica

La fede di Francesco è sempre rivolta innanzitutto a Cristo come figlio di Dio, dono (incarnazione) e amore (passione) del Padre: è la luce che illumina e la forza emotiva con la quale il santo di Assisi vive il mistero di Dio; possiamo dire che Francesco vive il mistero di Dio con il cuore e nel cuore di Cristo:

 

"Nient’altro dunque dobbiamo desiderare, niente altro volere, nient’altro ci piaccia e diletti, se non il Creatore e Redentore e Salvatore nostro, solo vero Dio, il quale è il bene pieno, ogni bene, tutto il bene, vero e sommo bene, che solo è buono (Cfr. Lc 18,19), pio, mite, soave e dolce, che solo è santo, giusto, vero, santo..." (Rnb XXIII,9: FF 70)

 

 

Una fede personale

Paolo di Tarso diceva "I giudei cercano segni e i greci filosofie. Io predico Cristo e Cristo crocifisso" (1Cor 1,22-23).

 

Anche Francesco si pone in questa linea perché si situa nel dialogo da persona a persona, gli interessa soltanto una persona, un uomo.

La prima conseguenza è che la sua vita si situa nel campo dell'amore nel quale ha grande importanza l'affettività, la simpatia, la compassione, la predilezione. Per questo i momenti più drammatici della vita di Cristo hanno grande importanza per Francesco perché sono più adatti a destare ed alimentare un'emotività e un affetto:

 

"Francesco meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere. Ma soprattutto l'umiltà dell'Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di  pensare ad altro. (1Cel 84-86: FF 466-470).

 

Un giorno "mentre passava vicino alla chiesa di S. Damiano, fu ispirato a entrarvi. Andatoci, prese a fare orazione fervidamente davanti all'immagine del Crocifisso, che gli parlò con commovente bontà: «Francesco, non vedi che la mia casa sta crollando? Va' dunque e restauramela» ... Per quelle parole del Cristo egli si fece immensamente lieto e raggiante; sentì nell'anima ch'era stato veramente il Crocifisso a rivolgergli il messaggio ... In seguito a questa visione, il suo cuore si struggeva, come ferito, al ricordo della passione del Signore. Finché visse ebbe sempre nel cuore le stimmate di Gesù, il che si manifestò mirabilmente più tardi, quando le piaghe del Crocifisso si riprodussero in modo visibile nel suo corpo". (3Comp 13-14: FF 1410-1412)

 

 

Una fede concreta e coerente

Francesco non concepisce una fede che non si esprime nelle opere:

 

"Le pecore del Signore l’hanno seguito nella tribolazione e persecuzione (Cfr. Gv 10,4), nell’ignominia e nella fame (Cfr. Rm 8,35), nella infermità e nella tentazione e in altre simili cose; e ne hanno ricevuto in cambio dal Signore la vita eterna. Perciò è grande vergogna per noi servi di Dio, che i santi abbiano compiuto queste opere e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il semplice raccontarle! (Am VI,2-3: FF 155)

 

"Il valorosissimo soldato di Cristo passava per città e castelli annunciando il Regno dei cieli, la pace, la via della salvezza, la penitenza in remissione dei peccati; non però con gli artifici della sapienza umana, ma con la dottrina e la virtù dello Spirito (1Cor 2,4) ... non cercava scuse per la vita dei peccatori, ma li percuoteva con aspri rimproveri dal momento che aveva piegato prima di tutto se stesso a fare ciò che inculcava agli altri". (1Cel 36: FF 382)

 

"Ai frati che venivano a consultarlo, Francesco diceva: «Tanto un uomo sa, quanto fa; e tanto un religioso è buon predicatore, quanto lui stesso agisce». Come dire: L'albero buono si conosce al frutto che produce (Lc 6,44)" (Legper 74: FF 1628)

 

 

Una fede dinamica

Il dinamismo è la caratteristica dell'amore perché continua a crescere senza mai finire; un teologo tedesco dice:

 

"L'amore sopporta tutto tranne una cosa: che gli si pongano dei limiti. Esso vive di movimento; se lo si frena, intristisce e muore. Esso ha origine da Dio, e Dio è eterna vita senza limiti. Un amore che non restasse vivo, aperto al di più e all'ulteriore, non sarebbe affatto amore ... L'intima vita dell'amore non è affatto pensabile senza il ritmo del crescendo, della sempre nuova apertura e vivacità. Mai esso si è donato a sufficienza, mai è alla fine della sua forza d'inventiva ... mai è soddisfatto di sé e delle sua azioni ... mai ha riconosciuto pienamente l'essenza dell'amato al punto da non essere bramoso di nuove scoperte e sorprese". (H. U. VON BALTHASAR, Gli stati di vita del cristiano, Milano 1985, 23)

 

Francesco vive un grande dinamismo (è una costante del suo temperamento) anche nel campo della fede: è un uomo sempre pellegrino in questo mondo ed alla ricerca del suo Amato:

 

"Francesco sebbene già fosse arricchito di ogni grazia davanti a Dio e risplendesse per le sue sante opere davanti agli uomini ... si proponeva, sotto la guida di Cristo, di compiere opere ancora più grandi ... Il vero coraggio infatti non conosce limiti di tempo, dal momento che aspetta una ricompensa eterna. ... Pur dovendo, a causa della malattia, temperare necessariamente l'antico rigore, diceva: «Cominciamo, fratelli, a servire il Signore Iddio, perché finora abbiamo fatto poco o nessun profitto!». Non lo sfiorava neppure il pensiero di aver conquistato il traguardo e, perseverando instancabile nel proposito di un santo rinnovamento, sperava sempre di poter ricominciare daccapo". (1Cel 103: FF 500)

 

 

Una fede ecclesiale

Francesco vive la sua fede nella Chiesa che sente sempre come Madre. Nell'incontro con il Crocifisso, riceve l'invito di andare e riparare la sua casa; quando il numero dei compagni arriva a dodici chiede alla santa Chiesa romana l'approvazione; desidera la verifica di un cardinale protettore (cardinal Ugolino) che garantisca dell'ortodossia dell'Ordine, ecc.

Francesco usava molto spesso pregare così:

 

"E il Signore mi dette tale fede nelle chiese che io così semplicemente pregavo e dicevo: 

 

Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero 

e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo".

(2Test 4-5: FF 111)

 

       La fede di Francesco non è soltanto un "fidarsi" di Qualcuno ma è anche un "credere in" Qualcuno. Infatti "fidarsi" di qualcuno è un atteggiamento positivo ma non ancora totalmente centrato sull'altro; invece, "credere in" implica un atteggiamento molto più creativo, è un proiettarsi nella persona in cui si crede ed in tutte le sue caratteristiche, è rischiare, inventare, costruire su quel nuovo fondamento. 

 

I brani che vengono riportati sono tratti da D. AZEVEDO, Fede, in Dizionario francescano, Edizioni Messaggero Padova, 1983, 573-594.

 

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